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Approfondimenti, Studi e Ricerche

Fatti foste a viver come bruti?

Posted: 27/10/2025 alle 4:41 pm   /   by   /   comments (0)

Due spunti: un libro Più in alto degli dei (Marco Crescenzi, Italia 2024) e un film, Plan 75 (Chie Hayakawa, Giappone 2022). Di entrambi ho letto solo qualche frammento, che riporto di seguito brevemente, sufficienti a farsene un’idea. Dalla quarta di copertina del libro: https://www.marcocrescenzi.it/index.php?view=article&id=32&catid=2

Possedendo la coscienza della fragilità e provvisorietà del proprio guscio, è naturale che la nostra mente aspiri da sempre a trascendere i limiti biologici del corpo che la ospita. (…) oggi esiste l’opportunità di farlo. Non parliamo – ancora? – di immortalità, ma della concreta possibilità di dotare gli esseri umani di facoltà inaudite, quasi di superpoteri. Disponiamo delle incredibili tecnologie basate sulla moderna biologia molecolare, una scienza che porta con sé prospettive straordinarie, ma anche pericoli gravissimi e profondi problemi etici.

Qualche frase presa qui e là dal testo:
Eterne aspirazioni umane  Aspiriamo a non morire… Senza la tecnologia saremmo degli animali molto fragili.(…)  L’essere umano, animale imperfetto. Possediamo una naturale tendenza a ragionare mettendo noi stessi presuntuosamente all’apice del mondo. (…) La biologia molecolare è uno dei grandi successi scientifici dei nostri tempi. Ma la tecnologia del DNA ricombinante non è priva di rischi. (…) Abbiamo anche inventato un nome altisonante per la nostra supponenza: concezione antropocentrica. (…)È possibile perfezionare Homo sapiens? (…)  Superumani

Penso basti  per fare qualche considerazione sull’impianto oltre che sul contenuto. Le affermazioni di pura opinioni vengono date per certe e universali. Tipo: tutti aspiriamo a non morire, siamo animali e fragili. Poi, in palese contraddizione, siamo vicini alla perfezione e al superuomo.  Sdoganato quindi il Transumanesimo. Unico spunto condivisibile e veritiero (soprattutto in questo libro) quello sulla presunzione e supponenza e  l’antropocentrismo. Una domanda: se le cure e il SSN è oramai smobilitato, il Crescenzi a chi sta parlando/proponendo questo Paradiso in terra?

Passiamo al film. Dalla presentazione su mymovie  https://www.mymovies.it/film/2022/plan-75/

In un futuro prossimo ma molto vicino al presente il Giappone ha risolto la spropozione fra l’invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite inventando il programma governativo Plan 75: l’offerta, cioè dell’eutanasia gratuita e legale a chi ha supoerato i 75 anni e non ha più ragioni di restare in vita. L’anziana signora Michi, senza pensione e ancora costretta a trovare un modo per tirare avanti, aderisce al progetto. (…) La ragione per cui i vecchi sono invitati a morire è puramente economica. (…) La disumanità delle politiche sociali non è mai presa in considerazione e il paradossale gesto di “igienensociale” su cui il film si apre (un massacro in una casa di riposo per anziani, generato proprio dalla necessità di sgravare le casse dello Stato dal peso di persone inutili) dà vita ad una legge che crea un welfare al contrario”.

Ma  oltre al film (pura fantasia o finestra di Oveton?)  una opinione simile si è sentita anche nella nostra TV. https://www.ilparagone.it/attualita/stramezzi-rai-eutanasia-800mila-anziani/

A questo punto ognuno è in grado di fare autonome considerazioni per trovare i punti di contraddizione e collegamento tra i due fenomeni.

 Per arricchire il quadro alla  mirabolante ingegneria genetica (celebrata nel libro), si può aggiungere la “medicina trasformativa” (chirurgia estetica esasperata, quella sulla disforia di genere), le cui performance arrivano anche sulla cronaca quotidiana non sempre con successi ma sempre con grande orgoglio. Tra le tante mi ha colpito una intervista ad uno di questi luminari che asseriva (con un sorrisino di puro piacere) che non era lontano il giorno in cui si sarebbe potuto far partorire un uomo.

Ora cos’è tutto questo se non giocare a fare Dio? E quand’anche fosse possibile questo gioco (non divino, ma infernale) torna la domanda fondamentale dell’etica (sempre più ignorata): tutto ciò che è possibile è anche lecito? E ancora: se il New God è tanto potente perché,  nel mentre non si realizza la “sua creatura perfetta”, più perfetta di quella di Dio (la tesi del libro), non riesce a garantire oggi, adesso, non in un futuro lontano e ipotetico, una cura, un farmaco, una assistenza, che consentano un dignitoso modus vivendi pazienti terminali, malati di SLA e altre patologie simili? Come mai questi pazienti sempre più frequentemente si sentono costretti a chiedere l’eutanasia? E’ la gravità della malattia? La mancanza di risorse? L’incapacità del sistema pubblico che ha gettato la spugna scaricando tutto il peso economico ed emotivo su pazienti e famiglie? Non dovrebbe essere questo il tema prioritario, e unico secondo me, di questa nuova medicina divina? Non sarà che l’eutanasia è lo sbocco, il tritacarne, dove finiscono gli inevitabili fallimenti del New God? La discarica per lo scarto, l’indifferenziato, non più riciclabile, quindi inutile (soprattutto non abbienti e improduttivi)?  Ah saperlo…!!  D’altra parte oramai lo sappiamo la salute, e quindi la vita, sono solo una merce. Ma intanto gli stessi fanno un gran parlare di libertà di scelta e diritti civili/umani. Tanta arroganza e protervia invece appare direttamente proporzionale alla disumanizzazione dei rapporti in generale e in particolare quelli medico-operatore-paziente che somigliano sempre più al rapporto tra manipolato / manipolatore, da cui anche la conflittualità che troviamo talora nella cronaca quotidiana a cui si vuole mettere una pezza con leggi ad hoc (D. Legge 137/2024 ) per “tutela” (non del paziente, ovvio). 
https://www.rivistainforma.it/servizio-sanitario-pubblico-ultimo-atto-cala-il-sipario/
Dante collocò Ulisse in Inferno per la grave colpa di usare la sua straordinaria intelligenza e sete di conoscenza per oltrepassare i limiti imposti dal divino. Il monito di Dante non è servito. Oggi si spaccia per paradiso un inaudito Inferno, nel quale senza virtute, solo con la brutalità,  rischia di precipitare non solo Ulisse ma l’intera umanità.

Dott. Franca Grosso – Sociologa