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Tracce di sport.

Posted: 06/04/2011 alle 11:26 am   /   by   /   comments (2)

Ha vinto il premio della Fédération Internationale de Volleyball, quale giocatore dell’anno, per due volte si è aggiudicato il titolo di Most Valuable Player alla World League e nel Campionato Europeo Veterans, ed ora, calandosi nelle vesti di spettatore, porta alto il suo nome, con “Tracce di Sport”, progetto volto a valorizzare le potenzialità della pratica sportiva. E’ l’ex pallavolista, il campione  Andrea Zorzi, alias “Zorro”, che racconta ai lettori di “Informa” la sua passione per il mondo sport.

Come  e quando è nata la sua passione per la pallavolo?

Ho iniziato, per caso, a sedici anni, quando frequentavo il liceo classico ed ero uno studente che a scuola andava così e così. Gli insegnanti, ricordo, mi consigliarono di praticare uno sport per trovare una motivazione e uno stimolo a migliorare e, data la mia notevole altezza, mi avvicinai alla pallavolo. Inizialmente fu dura, mi allenavo lanciando la palla contro il muro. Poi è iniziata la mia avventura.

Quale partita, tra le innumerevoli che l’hanno vista protagonista, le è rimasta nel cuore e perchè?

Quella in cui mi fu consegnata la medaglia d’oro agli Europei di Stoccolma, poi la vittoria di un mondiale in Brasile. Mentre una partita che rimpiango è senz’altro quella in finalissima ad Atlanta in cui perdemmo 3 a 2 contro l’Olanda.

Tra tutte le personalità del mondo dello sport che ha avuto modo di incontrare, quale reputa più significativa e per quali ragioni?

Le personalità sono tante. Tra gli allenatori, in particolare, Alexander Skiba che ha avuto più tempo per stare con noi della squadra e Julio Velasco che, pur non avendoci formati dagli esordi, ci ha fornito validi confronti e ci ha reso un gruppo importante. Con la squadra, poi, c’era un legame speciale, un clima di condivisione unico che ricordo, in particolare, con i compagni della nazionale.

Lo sport rappresenta molto di più che un trofeo da vincere per lei. Come lo definirebbe?

Oggi sono cambiate molte cose. Lo sport, adesso, è un ambiente difficile da definire, anche perché è interdisciplinare. Attualmente, quando si parla di sport, ci si riferisce, per lo più, a quelli popolari, soffermandosi sulla competizione fine a sé stessa. In questo momento storico ed economico così critico, lo sport è un’occasione per stare tutti più vicini, un’opportunità per ricostruire, laddove tutto ci appare virtuale, il contatto tra noi e il nostro corpo. Solo ora, fuori dal campo di gioco, vedendo lo sport da una prospettiva più ampia, capisco quanto sia importante ridefinirlo a livello concettuale.
Da qui, il bisogno di dar vita a “Tracce di Sport”. Può illustrarci il suo progetto e i suoi obiettivi futuri?

Attività di ricerca e comunicazione, il progetto, iniziato nel 2010, su iniziativa mia e della ricercatrice Elena Donaggio, mira a far luce su una faccia dello sport che troppo spesso non appare e a raccontare i volti e le sfumature che caratterizzano questo universo, raccogliendo “sul campo” e dalla voce dei protagonisti, le storie delle persone e dei luoghi che lo compongono. Dopo il primo viaggio che ha ricoperto un valore esplorativo, “Tracce di Sport” che ha ottenuto il patrocinio del Coni, si prepara ad intraprendere il suo secondo percorso “Alla ricerca dei luoghi dello sport che hanno fatto l’Italia”. Incontreremo i ragazzi delle scuole superiori, sensibilizzeremo le istituzioni locali sulle potenzialità dello sport e racconteremo, nel 150° dall’Unità, i luoghi dello sport che hanno fatto l’Italia. Per saperne di più, è sufficiente connettersi al sito www.traccedisport.com

Dott.ssa Marilia Parente – Giornalista