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Sociale

…Se il vecchio potesse e il giovane sapesse!

Posted: 24/10/2011 alle 5:03 pm   /   by   /   comments (0)

Per ragionare sul tema che mi sono prefissato, è importante che vi dia qualche breve cenno a proposito del Pulpito da cui viene la predica. Ho cominciato la mia esperienza scolastica nel 1964 e ho preso la Maturità Classica nel 1978. 14 anni di iter scolastico drammatico pur essendo stato rimandato solo una volta in greco in IV ginnasio e bocciato solo una volta: alla Maturità per aver detto quello che pensavo e non quello che mi avevano detto che volevano sentire.

Sono stato uno studente impossibile. Ho fatto piangere più di un professore, ho accumulato assenze che mi hanno fatto rischiare l’anno più di una volta e ritenevo che bigiare (fare sega, si dice a Roma, in italiano marinare) fosse il vero senso della Scuola… passare le ore a chiacchierare con gli amici era “la Scuola” se non didattica, di vita…

Una notazione importante riguarda il “dove”: dalla prima elementare alla terza media ho frequentato un collegio privato dei Gesuiti: il Leone XIII dove servivo messa tutte le mattine e cantavo nel coro. Ho chiesto per ben due volte di essere ammesso al Seminario per diventare sacerdote. L’ultima volta il rettore mi disse testualmente: “…Dio non sa che cosa farsene di uno come te…”.

Il mese successivo ero iscritto a un liceo classico pubblico e, contemporaneamente, al Partito Comunista Marxista Leninista (Servire il Popolo, per gli addetti Servire il Pollo). Pur di protestare contro quel Dio che non voleva farsene nulla di me, ero disposto ad andare tutti i pomeriggi a studiare il Libretto Rosso di Mao Tze Tung in sede al partito…un dramma, ma meno doloroso che essere rifiutato dal proprio Dio.

Un’ultima notazione sull’università. Fin da bambino, quando tutti i miei coetanei volevano fare i pompieri, gli astronauti, i trombettieri, io volevo fare il medico. Infatti dopo questa tragicomico percorso scolastico, mi sono messo in coda per iscrivermi a Medicina.

Poi, lo crediate o no, le cose sono andate molto diversamente. C’era una fila molto lunga e le tasse universitarie ammontavano a 250 mila lire. La fila di fianco era vuota e portava a uno sportello dietro al quale c’era una biondina molto carina. Le tasse ammontavano a 135 mila lire e la facoltà era Filosofia. Mezz’ora dopo ero iscritto a Filosofia e con il resto delle tasse avevo invitato a cena la bionda ricciolina…

Naturalmente due anni dopo non frequentavo più e cominciavo una carriera del tutto diversa che per 15 anni mi ha fato produrre più di 200 film…ma questa è un’altra storia.

Tornando all’università, credo per fare un dispetto a mia madre che non ci sperava più, mi sono re-iscritto a 37 anni e mi sono laureato a 40 in Psicologia. L’ho fatto per il mio piacere di sapere che cosa non sapevo. L’ho fatto per aprirmi al Sapere. In una parola l’ho fatto PER ME. Per uscire dalla MIA ignoranza. Per sviluppare la MIA qualità intellettuale. Non per assecondare ciò che la società si aspettava da me.

Quando si è trattato di discutere la tesi i miei colleghi erano davvero intimiditi e balbettavano le loro tesi. Io, forse per l’età, forse perché non credevo di avere nulla da perdere, sono entrato spavaldo e per nulla intimorito dalla Commissione d’esame.

Portavo una tesi sulle Resistenze al Cambiamento. Ho detto loro che per discutere la mia tesi avrei avuto bisogno che si alzassero da dietro l’austera cattedra di noce brunito, messa sulla pedana e che venissero a fare del lavoro insieme a me nel “par terre”. Mi hanno risposto piuttosto seccati che non si sarebbero mossi da là dietro. Gelo.

A quel punto ho pensato che valesse la pena di giocare la mia ultima carta e ho detto: “…molto bene: con questa risposta, avete appena dimostrato la mia tesi e merito il massimo dei voti!”. Dopo un attimo di interdizione la Commissione si è sciolta in una risata e la mia tesi è stata discussa in un ambiente molto disteso e rilassato.

Alla consegna della Laurea, il Rettore mi ha detto: “Illustre collega, non possiamo fare altro che darle 110 e lode, visti i suoi voti, ma non siamo certi che dare una laurea in Psicologia a lei non crediamo porterà alcun giovamento né alla società, né  alla facoltà”.

A quel punto ho riso io. E mi sono laureato.

Con tutte queste premesse e notazioni storiche che mi riguardano dove voglio arrivare? Ad alcune considerazioni di carattere generale.

La prima considerazione è che la Scuola, compresa l’Università, non è fatta per le persone intelligenti e creative. E’ costruita sulla mediocrità, fondata sul terrorismo, alimentata con la banalità.

Le persone immaginifiche, creative, sorprendenti, in una parola intelligenti sono destinate a essere isolate e punite. Se siete stati puniti dalla Scuola, forse siete più intelligenti di quello che vi hanno fatto credere i vostri risultati assegnati da mediocri. Al contrario, se avete avuto sempre il massimo dei voti, potreste avere un problema maggiore di quello che pensate.

Ad esempio le domande, secondo un signore che si chiama Gregory Bateson, si dividono in Legittime e Illegittime. Le prime sono domande delle quali non si conosce la risposta; le seconde sono quelle delle quali si conosce la risposta e non si accetta che essa sia difforme dalla propria forma mentis.

Nella Scuola come è concepita in questa società, le domande sono sempre e soltanto ILLEGITTIME. Cioè il professore SA GIA’ che cosa vuole che tu risponda e se non rispondi quello che si aspetta, ritiene che la tua risposta non sia adeguata allo “standard”. E ti mette un brutto voto.

Nella Psicoterapia di qualità, invece, le domande sono spesso legittime, cioè il terapeuta che ti fa la domanda non ha la minima idea di quale potrebbe essere la tua risposta e interagisce intellettualmente con la sorpresa che proviene dalla tua formulazione. Questo crea novità, nuove strade, nuove prospettive, complicità e attenzione. Inoltre ottiene l’obiettivo: l’evoluzione (nel caso della terapia è psicologica, ma può essere attuata anche in altri ambiti, ad esempio scientifici) è reale ed è il prodotto di una polarità di intelligenze che si confrontano.

La seconda considerazione è che troppo spesso noi non sappiamo perché stiamo studiando. Non ci insegnano a IMPARARE, ma a RIPETERE. Non ci stimolano a cercare le risposte, ma al contrario a rispondere (illegittimamente) alle domande. Non ci insegnano a farci un’opinione, ma ad acquisire l’opinione del professore (molto spesso allineata al Comune Senso del Sapere).

Questo crea società omologate, piatte, ottuse, portatrici di ovvietà e dispensatrici di banalità, nelle quali il calcio e la politica sono trattati nello stesso modo e cioè sotto la forma di tifoseria. Poca cultura e molto culturismo.

Terza considerazione. Cui prodest? A chi giova avere società omologate? Avere società fondate sul tifo calcistico o partitico? Se fossimo colti (magari soltanto per aver visto “Il Gladiatore”), sapremmo che nella Roma antica si teneva buono il popolo con “Panem et Circenses” (Giochi violenti al Circo Massimo, prima dei quali venivano distribuite pagnotte al popolo). Una forma moderna è il cinema con la vaschetta dei pop corn. O ballerine sculettanti che ammiccano al di là del vetro del moderno focolare domestico, la Televisione.

Tanto per fare un esempio, che sport nazionale è uno sport in cui i giocatori sono drogati di anabolizzanti, gli arbitri sono venduti, le società drogate di debiti e le tifoserie di violenza? A chi giova?

Io le chiamo Armi di Distrazione di Massa. Sono peggio delle bombe, infatti le bombe creano indignazione, le distrazioni creano assuefazione. E sviluppano il Tifo.(una brutta malattia della quale spesso si muore)

E intere generazioni di giovani come voi sono assoggettate al “normale” (cioè “normate”, omologate) attraverso un’operazione subdola di assuefazione al terrore, alla distrazione, al culturismo, piuttosto che alla cultura.

E non ci sono più giovani autori rivoluzionari che portano la fantasia al potere.

Solo greggi incolori di persone che mirano a uno stipendio che consenta loro di sopravvivere in questa società sposandosi e procreando nella migliore delle ipotesi, comperando giocattoli sempre più costosi nella peggiore.

E dunque?

Dunque vi esorto a riprendervi il potere della cultura. Studiare non per il voto, ma per sapere, per conoscere. Conoscere per deliberare. Deliberare per trasformare, andare oltre la forma.

E’ ora di finirla di lamentarsi dei vari governi che si avvicendano: è ora di scegliere un governo che governi. Chi lo deve fare? Ma voi…chi altri? Se non lo fate voi giovani, voi “freschi”, pensate che lo possa fare un operaio metalmeccanico assuefatto al vetero marxismo della lotta di classe?

Dopo che lo hanno convinto a comperare una seconda casa al mare (a Lido degli Estensi, invece che a Porto Cervo), una seconda macchina (una Panda, invece che una Sportster), una seconda televisione (in bianco e nero da 15 pollici, invece che una al plasma da 42)…dopo che lo hanno affogato nei debiti al consumo, volete davvero che sia lui il rivoluzionario?

Voi siete il futuro. Voi siete la prossima Classe Dirigente. Bisogna che sappiate meritarvelo. Non con le lamentele, ma con l’AZIONE.

E’ fondamentale che non vi lasciate mettere ai polsi e alle caviglie i fili dei Burattinai del Marketing economico e politico che vi credono e vi trattano come un “mercato”, un “segmento”, un “target”.

E’ fondamentale che non comperiate oggetti che vi obblighino a rateizzare l’acquisto. Quando usate il credito al consumo, state offrendo i polsi alle manette di questa macchina letteralmente diabolica. (dal greco “dia-ballo”=separare, dividere).

E’ fondamentale che non vi lasciate convincere che libertà significhi: “libertà di comperare quello che vuoi tu tra vari prodotti dello stesso tipo”. Che “Speranza” non sia votare qualcuno, ma partecipare attivamente.

E’ fondamentale che crediate in voi stessi e che sappiate costruire  nuove regole e nuove proposte in grado di travolgere un paradigma drammaticamente e profondamente installato nel Sistema Operativo stesso del Computer di questa società. Ma badate che non si può fare ignorandole dato che si può abbandonare una strada solo dopo averla percorsa tutta!

Si tratta di diventare gli APPLE del futuro, contro i Windows del passato. Di aprire i flussi di conoscenza, gli “Open Source” contro i Microsoft, gli Skype contro i Telecom.

Chi potrebbe mai farlo se non voi? Chi pensate che lo farà, se non la farete voi? Grillo ha così tanto successo perché dà voce a una parte di ciascuno di noi. Tuttavia i giovani sono ancora abbastanza a galla per sentire chiaramente quella voce, noi anziani siamo destinati a passare molto tempo per emergere dalle nebbie delle nostre decennali abitudini e ci metteremmo troppo tempo a recuperare abbastanza energia per attuare una nuova politica della cultura e della società. Possiamo solo, nei casi più illuminati, sostenervi, indirizzarvi, suggerirvi e consigliarvi. Nulla più.

Per finire questo pistolotto rivoluzionario voglio spendere una parola su “gurulandia”. Gurulandia è piena di discepoli che vogliono un Maestro Perfetto su cui proiettare il loro bisogno di perfezione. Per molti è stato Berlusconi, il suo Milan, il suo successo. Per altri sono stati altro. Sempre di Gurulandia si tratta.

Siate Maestri di voi stessi. Conoscete, ricercate, richiedete, consultate, confrontate, ma vi esorto con tutto il cuore a non avere Maestri, a non seguire Condottieri, a non innamorarvi di Idee Perfette.

Sono le Idee Perfette che hanno creato i morti, le guerre, le Bombe Atomiche, le invasioni barbare dei Crociati. Idee Perfette che, in quanto tali, sono ingessate e ottuse, scollegate dalla Natura delle Cose che è perfetta proprio perché imprevedibilmente diversa, ma mai perversa.

Concludendo vorrei dare un segnale di speranza.

Noi “anziani” non siamo morti, siamo spesso soltanto addormentati. Suonate una campana a festa e saremo in molti a risvegliarci. Anche tra i professori, i genitori, i presidi, i rettori. In fondo la traduzione letterale di Buddha non è “Illuminato” (come nell’agiografia classica), ma RISVEGLIATO.

Mi pare interessante notare che l’implicazione linguistica di Illuminato è che uno è senza Luce e “qualcosa o qualcuno” gli offre la Luce, mentre Risvegliato significa che stiamo dormendo un sonno ipnotico e che per qualche motivo, spesso interno e raramente esterno a noi, ci risveglia alla nostra coscienza divina e al nostro potere personale.

E, dunque, RISVEGLIATEVI e facciamo festa insieme!

Max Damioli