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Arte e cultura

Pericolo smog: come difendersi?

Posted: 06/12/2016 alle 8:54 am   /   by   /   comments (0)

Torna l’autunno e con esso torna lo smog e l’inquinamento atmosferico che, secondo gli ultimi dati dell’Agenzia Europea per l’ambiente, provoca ogni anno in Europa quasi 500 000 morti per quanto riguarda le polveri, a cui bisogna aggiungere altri 71 000 morti dovuti a biossido d’azoto e 17 000 da ozono.

Le polveri disperse nell’atmosfera che rappresentano il maggior pericolo, sono le polveri sottili o PM 10, di cui ci parlano sempre i bollettini della qualità dell’aria, di diametro inferiore a 10 micron, che sono inalabili e si accumulano nei polmoni e quelle fini o PM2,5, di un diametro inferiore a 2,5 micron, che sono addirittura respirabili, ciò significa che possono penetrare nei nostri polmoni fino ad accumularsi nel sangue e raggiungere varie parti del nostro organismo.

Così, se i danni legati alle prime sono circoscritti al sistema respiratorio, quelli legati alle polveri sottili (o nanopolveri) PM 2,5 potrebbero estendersi anche ad altri tessuti.

Apparato respiratorio

Penetrazione delle polveri nell’apparato respiratorio. È evidente come le nanopolveri siano in grado di penetrare a fondo nell’organismo e, si sospetta,  entrare addirittura nel circolo sanguigno, penetrando poi nelle cellule                                                                                                                                                                                                                                                                                                    

Le Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale (ARPA) misurano i valori delle PM10 che, In base alle normative vigenti, non possono superare i 40 microgrammi per metro cubo, mentre la loro media giornaliera non può superare i 50 microgrammi per metro cubo per più di 35 giorni all’anno.

Per quanto riguarda invece le PM2,5 l’Unione Europea ne ha fissato una concentrazione limite di 25 microgrammi per metro cubo da rispettare entro il 2015, ma ad oggi in Italia solo poche centraline sono in grado di misurarle.

Mentre molte di queste polveri sono di origine naturale come il polline, le spore, il sale marino, la terra alzata dal vento e non sono particolarmente dannose per la salute, anzi in alcuni casi risultano persino benefiche (per esempio l’aria ricca di iodio nei pressi del mare), quelle prodotte dall’uomo sono responsabili dell’inquinamento atmosferico e causano anche patologie acute e croniche all’apparato respiratorio e cardio-circolatorio.

Le fonti principali di questo inquinamento da polveri o particolato sono le industrie, il traffico, l’agricoltura e la produzione energetica.

La combustione di carbone e gas naturale, che occorrono per produrre elettricità, causa il rilascio nell’aria dell’anidride solforosa, degli ossidi di azoto e dell’anidride carbonica. Ovviamente anche Il traffico favorisce l‘inquinamento da nano polveri attraverso le emissioni di anidride carbonica, ossido di carbonio, ossidi di azoto, VOC (composti organici volatili) e piccole particelle di polvere. Gran parte dell’inquinamento da particolato deriva poi dal riscaldamento di case ed uffici, che perciò è sottoposto a rigide norme, anche se spesso disattese.

Accanto a ciò, vi sono poi fonti di inquinamento spesso sottovalutate come vernici, colle o cosmetici che liberano polveri inquinanti. Non parliamo poi dei molti prodotti chimici (anidride carbonica, monossido di carbonio) emessi quando si fuma.

La riduzione di queste fonti di inquinamento è compito principale delle Autorità, che per questo debbono essere continuamente sollecitate dall’opinione pubblica adeguatamente sensibilizzata. Molto però può fare anche il singolo, cercando di ridurre il riscaldamento domestico, usando meno possibile l’auto e preferendo quelle a ridotto inquinamento (elettriche o ibride), non fumando e cercando di documentarsi sulla tossicità dei mobili e delle vernici usate, in modo da scegliere quelle meno inquinanti.

Anche nei luoghi di lavoro è possibile proteggerci, ad esempio usando meno possibile stampanti laser, fax e fotocopiatrici (che emettono una quantità di polveri sottili fino a 2 volte superiore rispetto a quella contenuta nell’aria esterna) e magari mettendole in corridoio o comunque non nella stanza dove si lavora.

Questo per quanto riguarda la riduzione dell’inquinamento; ma per ciò che riguarda la difesa da esso che non possiamo ridurre?

Per l’areazione domestica o in ufficio esistono degli efficienti purificatori dell’aria; per chi deve invece e stare in un ambiente inquinato esistono da sempre le mascherine protettive.

Ma non tutte sono efficaci: spesso in città pedoni e ciclisti tentano di difendersi dall’inquinamento con le mascherine di tessuto-non-tessutomascherina dette «da chirurgo» che però non servono (sono utili soltanto per proteggerci dalle emissioni di saliva ad esempio quando si ha il raffreddore).

Per difenderci dagli agenti inquinanti sono necessari invece maschere sagomate in modo da aderire perfettamente alla faccia e con un filtro intercambiabile. È inoltre importante seguire le indicazioni del produttore e non riusare la stessa maschera più volte o per più tempo rispetto a quello indicato dal costruttore (di solito 8 h) in quanto la sua capacità di filtrare l’aria si riduce col tempo di utilizzo.

Queste maschere portano le sigle FFP1, FFP2, FFP3, oltre al marchio EN 149 (norma europea che garantisce l’efficienza minima filtrante). Il significato della sigla FFP è: «protezione facciale filtrante»; le 1 hanno un’efficienza filtrante minima garantita del 78%, le 2 del 92% e le 3 del 98%.

Per pedoni, runner e ciclisti la FFP1 è sufficiente, mentre per le persone che lavorano all’aperto diverse ore, come i vigili urbani, è più indicata la FFP2. Infine le FFP3 sono riservate a chi svolge certe lavorazioni industriali.

Gianluigi Pagano