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Tempo libero

Obiettivo sul benessere

Posted: 31/08/2012 alle 11:33 am   /   by   /   comments (14)

L’epoca dell’immagine e dell’apparire, l’attuale, s’incentra sulla fotografia. Impugnando un apparecchio, spesso un telefono cellulare, si fissa ciò che impressiona le menti. Si realizzano icone del proprio tempo, senza voler costruire silenziose armonie. Talvolta si ignora che quelle immagini lavorano nel profondo. Un tempo tutto era più lento e le immagini destinate a essere trasferite sulla carta.

Era la Fotografia in senso tecnico: un disegno del reale fatto con la luce. Adesso si passa dal mezzo al web. Un miracolo, così sarebbe vista questa opportunità dal fotografo degli ultimi due secoli e dai pittori precedenti. Urgenza atavica, dunque, quella del riprendere e rendere eterno il film della vita umana. Così, senza distinzione di età e classe sociale, ce ne andiamo in giro a fotografare, spesso scelleratamente, non trascurando fatti tragici che dovrebbero restare nel privato.

Per certi versi è un fatto positivo: l’incauto aggirarsi fra le macerie o momenti belli del quotidiano, volendo fissarli, significa non lasciare che le cose macerino, come fossero irrilevanti e da buttare sotto lo zerbino. Questo sarebbe un atteggiamento da struzzo. Fotografare dà benessere e aiuta i meccanismi inconsci che ci liberano di paure e tensioni. Occorrerebbe ricordare che con ogni scatto si interviene in un cosmo che si ricompone un attimo dopo la sparizione.

Il momento che si fotografa quando l’immagine è fissata già non è più. È passato. Sarebbe richiesto più garbo, lasciare in vita la miglior rappresentazione possibile, a meno che non si tratti di fotografia documentale. Agevole intuire che la fotografia fu roba da aristocratici e ricchi. Acquisire tecnica e strumenti richiedeva capitali nonché attitudini allo studio. Da benestanti anche farsi ritrarre.

“Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. E’ un modo di vivere.”  
Henry Cartier-Bresson
 

Repentinamente si giunse al boom del ‘900 e, finalmente, alla possibilità di rendere popolare quell’arte/non arte (opinioni divise) definita Fotografia. Si può opinare che l’evoluzione sia stata richiesta dal bisogno degli esseri umani a rappresentare/fotografare per conservare, diffondere, ricordare affetti e stimoli del mondo materiale. Era ed è un modo per ridurre l’angoscia del tempo che fugge e della morte. Come accade spesso, le rivoluzioni tecnologiche hanno determinato il declino della fotografia.

Il KO è stato inferto dalle tecnologie che hanno consentito risultati apparentemente similari a costo minore. La rinascita: grazie ai minori costi delle fotocamere digitali. Ovvio chiedersi: Perché accade ciò? Beh, l’essere umano intuisce che Madre Natura è matrigna e non ha occhio di riguardo, rispetto alle altre specie. È, quindi, essenziale lasciare tracce di sé e di quel che si ama alimentando il senso di benessere.

Discorso a parte andrebbe proposto sulle icone che hanno fatto la storia. Due esempi: la foto del Che e quella che simboleggia il Maggio francese, il ’68 dove una ragazza e una bandiera svettano sulla folla. Quella giovane era la modella aristocratica ereditiera di origini inglesi: Caroline de Bendern. Per quello scatto, realizzato dal fotografo Jean – Pierre Rey, in Place Rostang, fu diseredata. Per sapere tutto: https://www.engramma.it/eOS/index.php?id_articolo=78.
 

FOTOGRAFIA E POESIA

Capita di spedire una news e di ricevere il silenzio, anche se sai che non è stata considerata spam. Speri che sia stata letta e ti chiedi se sarà il caso di spedirne altre. Capita anche che il destinatario risponda dando segnali di gradimento. Talvolta ti imbatti in qualcuno che ricambia. In un solo caso è capitato e capita che chi riceva la news la usi per alimentare il proprio processo creativo o cercare collegamenti con quel che ha fatto sul tema. È indubitabilmente un merito suo e non del contenuto della news.

Il “lui” è il poeta Armando Bettozzi (basta scrivere il suo nome nel web per trovare la biografia e tant’altro). Ciò non significa voler dire che una mail diventi la musa di un poeta. Nel caso di Bettozzi, a quel che risulta, la musa dovrebbe essere la moglie Elisabetta. Tuttavia, la lettura di questo articolo lo ha indotto a spedire la poesia che segue. Perché è interessante ciò? È indubitabile che la poesia sia stata ricacciata in angoli angusti rispetto ad altre forme letterarie.

Se non ci fossero poeti che vogliano aprirsi a tali esperienze, come fa Bettozzi, non ci sarebbe nessuno a tentare di farne almeno parlare. Ce n’è nota solo un’altra, ma speriamo ve ne siano di più: il poeta Massimo Pamio, Cavaliere della Repubblica per meriti culturali e creatore di Noubs Edizioni, assieme a Lorenzo Leporati. Guarda caso, questi parlano di un altro poeta, Mario Luzi, nel sito della casa editrice, raccontando (https://www.noubs.it/) nel CHI SIAMO un aneddoto esilarante: alla inaugurazione partecipò anche Luzi.

L’intoppo: alla fine, nell’accompagnarlo a Bologna, lo persero in autogrill. Fu ritrovato, ma: «Davanti a un vespasiano, il Poeta era serenamente intento alla minzione  Stremati, ancora impauriti, non potemmo fare a meno di rimproverarlo bonariamente: “Maestro!” Egli si voltò, ancora intento alla funzione fisiologica. Mirabile visione. Caro Maestro, Le chiediamo perdono, ma ci piace ricordarLa così, come un dio davanti ai rappresentanti del noubs, mentre li innaffiava in segno di augurio.»

La poesia di Armando Bettozzi è preceduta da questa mail: Ciao! Care Gemelle, è tutto VERO quello che scrivete. Lo sento anch’io così, lo condivido. Ho una poesia appena scritta (che gioca facendo in modo che ognuna delle quattro sestine abbia tutte le vocali sulle ultime sillabe di ogni verso),e ha a che fare proprio con il…tempo. Quel tempo che solo la fotografia può afferrare in uno qualsiasi dei suoi attimi, per fissarlo per sempre. Questa, è la magia, il grande prodigio della fotografia. Ecco, quella gara col tempo – perduta in partenza – di cui vado dicendo, può essere vinta solo con la fotografia, come affermano le Gemelle scrittrici-fotografe Alessia e Michela Orlando. Se vi va forse questo potrebbe essere riportato come commento al vostro bell’articolo.  (…)   

Armando.
 

La gara col tempo

Ovunque, per tanti, già il tempo è scaduto

ma ognuno racconta che non l’ha avvertito

il tempo che andava da sé per l’ignoto,

e invero la mente lunghe ore ha scordato

di quel che a suo tempo fu triste, o fu lieto.

Ma niun va a cercar quel suo tempo perduto.

 

La gara col tempo non è mai piaciuta

ché mai a niun questa gara è riuscita.

È come chi suona, che stona ogni nota…

È come chi corre…ma poi, la scarpata

gli blocca la corsa…e si perde la meta.

E quasi non crede alla cosa accaduta.

 

Ma occorre accettar quale fatto compiuto

lo scorrer veloce, e invisibile, e ardito

del tempo che in poco diventa remoto,

e tutto sovrasta: e anche il bello che è stato,

quel forsennato andar suo, annulla…E inquieto

ogni animo lascia soffrire, qual bruto.  

 

Nessun l’ha cercata, nessun l’ha voluta

la corsa col tempo che dura una vita.

Ci sta chi l’affronta…e però perde quota,     

chi prima, chi dopo…e riman folgorata

quell’anima audace che mai non s’acquieta

perché è una gara, in partenza, perduta.

Armando Bettozzi,  25 Agosto 2012

 

Alessia e Michela Orlando

Alessia e Michela Orlando e l’acronimo AMO sono la continua ricerca dell’equilibrio tra il tempo dedicato alla narrativa e al giornalismo culturale e l’altro destinato alla fotografia. Entrambe le attività sono dominate da un lavoro a tempo indeterminato a Parigi. È appena stato pubblicato il terzo episodio di TWINS, romanzo del genere misteri e gialli, in forma di e Book, ed entro fine anno saranno pubblicati altri racconti e romanzi. La prossima mostra fotografica titolerà: Landscape: future evolution. Gli scatti sono stati realizzati a Parigi, Valencia, Barcellona, in varie località italiane e alcuni saranno realizzati a Miami e Orlando, nel prossimo novembre.