Newsletter subscribe

Approfondimenti

La “verità” ovvero il metodo scientifico

Posted: 08/03/2018 alle 8:20 am   /   by   /   comments (0)

In un dibattito pubblico (o mediatico) se si vuol troncare la discussione e mettere a tacere l’interlocutore, si dice: “non è dimostrato scientificamente”.

Cosa si intende? Quando si può dire che una teoria è “scientifica”? Con una tautologia (e semplificando molto) sono gli scienziati stessi che, avvalendosi delle rigide regole dettate dal cosiddetto “metodo scientifico o sperimentale”, danno questa patente.

In cosa consiste? Per spiegarlo correttamente (metodo induttivo, deduttivo, galileiano ecc.) occorrerebbe una biblioteca e sul web si trova molto materiale per approfondire. Ma c’è anche qualche sintesi per farsi un’idea

Detto molto semplicemente il metodo scientifico è stata una della tre grandi rivoluzioni  (insieme alle altre due, quella industriale e quella francese) che alla fine del 1700  hanno cambiato per sempre il vecchio nel nuovo mondo, quello in cui ancora oggi viviamo. Uno sconvolgimento che ha fatto fare alla nostra società passi enormi, anche se in alcuni casi a prezzi molto alti.

Alla base del metodo scientifico ci sono l’osservazione, la misurazione e la riproducibilità. Per poter affermare che questa cosa è vera, devo poterla misurare e riprodurre, e deve dare lo stesso risultato sempre o almeno un certo numero di volte – soglia, al di sotto del quale non posso ritenere valido l’esperimento. La statistica, quindi, ha un ruolo decisivo nel metodo (ma sulla insufficienza della statistica soprattutto per interpretare i casi rari, si veda il bel libro di Nassim Nicholas Taleb “Il cigno nero” 

 Ma il cuore del tema è che non tutto è misurabile e sperimentabile, soprattutto nel campo delle scienze “molli”, quelle sociali e umane. Ma anche nelle scienze “dure” il dibattito è molto serrato (vedi teoria del caos, fisica quantistica, teoria dei giochi, ecc.) e nella filosofia della scienza.

Peccato, però, che questo dibattito (e le inevitabili contraddizioni, controversie, errori, ecc.) soprattutto sui media non arriva. Infatti quando si affrontano argomenti controversi si fanno dichiarazioni di ferrea certezza finchè il confronto si riduce, in sostanza, ad una scaramuccia tra chi detiene la “verità assoluta” e chi mente o millanta o, peggio, è un truffatore.

Ma la verità non è scolpita sulla pietra. Panta rei: tutto scorre, tutto è in divenire. Quante verità del passato sono state smentite col tempo?

Quindi alcune obiezioni vengono spontanee soprattutto dopo  aver assistito (come mi è capitato di recente) all’ennesimo programma televisivo sulle medicine non convenzionali.

Le scoperte fortemente innovative sono state spesso frutto non di teorie e/o sperimentazioni ma di pura casualità e/o di serendipità (es. la penicillina). Anche un fenomeno riproducibile può perdere la sua patente di “eternità” e modificarsi col tempo;  oppure si prende consapevolezza di condizioni prima ignorate (es. i determinati sociali delle malattie); in ogni caso le certezze derivano dalle nostre conoscenze in quel determinato momento (es. i neuroni specchio spiegano fenomeni prima oscuri; la legge di gravità si modifica con i viaggi nello spazio; la teoria della relatività ha sconvolto le vecchie teorie). Nessuno venti anni fa avrebbe immaginato di poter fare quello che oggi facciamo con internet, o il secolo scorso di debellare la tisi di cui morivano le eroine dei romanzi.

E inoltre non si sente mai parlare di “esperimenti non andati a buon fine” ma solo di quelli che hanno confermato la teoria di partenza…

Se si tenessero ben presenti queste considerazioni si userebbe grande umiltà quando si fanno affermazioni categoriche sulla non scientificità di questa o quella medicina (es. omeopatia o agopuntura). Da decenni la biomedicina (che è solo UNA medicina, non LA medicina) pur riconoscendo l’evidenza di risultati positivi sulla salute dei pazienti curati con queste medicine non sa spiegarne i meccanismi d’azione e per questo nega loro validità scientifica.

E se fosse l’attuale stato delle conoscenze che non ci permette di comprendere? Oppure le  metodologie (datate?) non adatte a “misurare” quelle evidenze?

Gli esperimenti di Masaru Emoto sugli effetti di suoni e parole sui cristalli di ghiaccio  ci dicono che c’è ancora molta strada da fare prima di affermare, con arroganza, che “la scienza” può spiegare tutto e ciò che non può spiegare non esiste o è una truffa.

Infatti trattare questi argomenti come truffe è molto fuorviante. Così come è fuorviante identificarli con i casi in cui se ne fa un uso inappropriato o “delirante” (sia da parte di pazienti che di medici). Sono tutte eventualità concrete e possibili come lo sono nella medicina ufficiale, ma da tenere ben distinte dai casi in cui se ne fa un uso corretto e professionale.

Io stessa posso testimoniare di una tendinite recidivante trattata per due volte con infiltrazioni tradizionali, alla terza ho provato l’agopuntura e non si è mai più ripresentata. Effetto placebo? Non direi, avendo ottenuto in precedenza  uno scarso risultato ero alquanto sfiduciata, e non mi aspettavo miracoli.

Volersi ostinare a vedere solo truffa, o creduloneria, nella pur ampia casistica di miglioramenti e guarigioni significa fare un torto non solo ai pazienti ma anche alla saggezza che suggerirebbe, invece, prudenza e mente molto aperta per poter comprendere i fenomeni.