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Arte e cultura

Ipnosi

Posted: 06/09/2011 alle 6:58 pm   /   by   /   comments (0)

Se per mezzo dell’ipnosi lo spirito cosciente fosse indotto al sonno e fosse al tempo stesso risvegliata la sua parte subcosciente, il problema sarebbe risolto, le carceri della mente spalancherebbero le loro porte e i prigionieri ritornerebbero alla luce del sole.
Jack London

Un particolare tipo di rapporto ipnotista-ipnotizzato è quello che insorge quando si voglia usare l’ipnosi a scopo peritale, o per indagini poliziesche. Per l’ipnosi adoperata dal perito nell’intento di acquisire dati utili a dirimere il quesito postogli dal magistrato vale tutto quanto è già stato scritto nella letteratura medico-legale a proposito della narcoanalisi, quando si parlava anni or sono di “siero della verità”. Si è presto constatato che non esiste alcun siero della verità e che il materiale evocato dal soggetto narcoanalizzato può non corrispondere affatto al vero. In merito abbiamo descritto esperienze personali e l’uso dell’ipnosi ci ha convinto di altrettanto sul suo uso per arrivare alla verità. Il medico perito inoltre non potrà mai sottoporre all’ipnosi un periziando senza un suo regolare consenso scritto, di chi lo difende o rappresenta e del giudice istruttore, ammesso che ciò sia consentito dalla legge; inoltre sarà tenuto al più stretto segreto istruttorio di quanto appreso.

In queste poche righe ci sono verità celate da una informazione romanzata sull’ipnosi. Tralasciando le baggianate dell’ipnosi cosiddetto da palcoscenico (dove non c’è altro che: spettacolo; solo il potere violentemente esercitato dall’artista che induce i suoi ospiti ad assecondarlo; di questi ultimi non la loro volontà in mano al mago, ma solo la  voglia di assecondarlo, cavarsi di impaccio, ritornare tra il pubblico e far finta che sia davvero accaduto qualcosa di straordinario), e la cosiddetta IPNOSI REGRESSIVA che, pur essendo stata oggetto di indagine e sfruttamento di molte trasmissioni televisive, non è accettata come scienza dalle istituzione mediche (si veda anche wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Ipnosi_regressiva), per ragioni letterarie abbiamo dovuto approfondire l’ipnosi, la pratica medica dell’ipnosi, esercitabile solo da medici, appunto.

Si trattava di partecipare al concorso UNICO INDIZIO UN PESCE ROSSO, e volevamo farlo con un racconto cupo, dove fossero protagoniste due gemelle investigatrici: Alexis Kimberly Nicoletti e Micaela Kimberly Nicoletti. Il concorso, indetto da Damster Edizioni di Massimo Casarini, Modena, ci interessava non poco: ci era parso chiaro che avrebbero partecipato ottime penne italiane e sicuramente ne avrebbero inventato di tutti i colori.

Da uno sguardo al sito della casa editrice ci era parso chiaro che non sarebbe stata una passeggiata: c’erano libri dall’ottima immagine e qualcuno ci risultava essere stato un successo editoriale. Ciò non accade se l’approccio letterario non sia curato, se i racconti non siano passati al vaglio di una buona fase di editing, se non ci sia qualcosa di originale che induca all’acquisto.

Cosa fare, quale argomento scegliere, che fine far fare a un pesce rosso da usare quale indizio in un racconto giallo-poliziesco? L’ipnosi ci pareva uno strumento cui difficilmente sarebbero giunti altri concorrenti. E allora occorreva saperne di più. Il problema si faceva atrocemente gravoso: sono centinaia i libri che trattano di ipnosi e spesso con approccio dilettantistico, disinformante, strumentalmente orientato a far comprare libri da quattro soldi a chi è solo curioso e pensa, magari, di imbattersi in tecniche che gli consentano di ottenere chissà quali miracoli a danno di altri e a favore di se stessi. 

Dopo le prime indagini e consultazioni, ci era parso inevitabile giungere al top, senza perdere tempo: il top era ed è il libro di Franco Granone (defunto docente universitario, specialista universalmente riconosciuto) TRATTATO DI IPNOSI (SOFROLOGIA). Un libro davvero straordinario: 1081 pagine; presentazione di Cesare L. Musatti; si inizia dalla storia, ovviamente dell’ipnosi e anche del termine, e si finisce con l’indice dei termini; passando per le tecniche di induzione e approfondimento, per le modifiche somatiche durante la seduta di ipnosi, per la sognoterapia ipnotica, per i comandi post-ipnotici e la terapia ipnotica, per argomenti come la grafia ematica, l’elettroshock, fenomeni parapsicologici come la chiaroveggenza, gli ectoplasmi, che sollevano dubbi e misteri, che molti ne svelano, anche rispetto a presunti fatti miracolistici e così via, giungendo a una bibliografia chilometrica. Tutto questo studiato per fare entrare l’ipnosi in un racconto e magari senza che la stessa divenisse protagonista assoluta.

L’espediente, che potrebbe essere anche solo un trucco per indurre un assassino seriale a dire particolari relativi a circostanze ancora non emerse o non sufficientemente provate, si concentra in una scena che risale agli inizi del racconto e ci accompagna fino alla fine. Risulta evidente che a essere ipnotizzata non è un testimone e non è l’omicida: è una delle due investigatrici e, stranamente, l’omicida seriale assiste, al di là del solito vetro, alla seduta ipnotica. È chiaro che l’ipnosi in questo caso un senso lo avrebbe: ciò che ha vissuto l’ispettrice è così assurdamente atroce  che ben si giustificherebbe la rimozione: meglio dimenticare che ricordare immagini cruente, troppo cruente e violente.  

Ritornando a Granone e al suo straordinario libro (la citazione iniziale è a pagina 557 della terza edizione, del 1976, che adesso fa parte della nostra personale biblioteca:, dalla seconda di copertina:

Franco Granone, libero docente in clinica delle malattie nervose e mentali dal 1943, è (era) incaricato dell’insegnamento di psicologia medica alla Facoltà dio Medicina, e di psichiatria in rapporto con la patologia internistica alla Scuola di specializzazione dell’Università di Torino. Primario neurologo di ruolo dal 1951 presso l’Ospedale Generale Sant’Andrea di Vercelli (…) dirige il primo Centro ospedaliero italiano di ipnosi clinica-sperimentale e dal 1970 il Centro per la lotta contro le tossicomanie e l’alcolismo.  (…) Ha partecipato come membro del comitato d’onore internazionale ai Congressi di ipnosi e medicina psicosomatica di Parigi, Kioto, Magonza, Uppsala, Barcellona, dal 1962 al 1975.
Dalla Presentazione di Cesare L. Musatti:

Può sembrare alquanto strano che una prefazione a quest’opera venga scritta da me, che oltre a essere uno psicologo di formazione sperimentalistica sono anche uno psicoanalista, e che dissento in molte cose dall’autore di questo libro. (…) Per esercitare l’analisi è infatti necessario abituarsi ad assumere una particolare impostazione soggettiva, che è antitetica all’impostazione dell’ipnotizzatore; e lo psicoanalista che sistematicamente si dedichi, sia pur collateralmente, all’ipnosi, rischia perciò di sciupare sé stesso come psicoanalista.

Musatti non manca di rilevare come:   Mentre la psicoanalisi diventava di moda, l’ipnosi veniva relegata in disparte. (…) Si è così determinata in seno alla ricerca sui processi psichici del profondo una lacuna assai grave che è urgente colmare.

È per questo che il grande studioso decise di occuparsi della prefazione al libro: …con l’augurio che esso segni l’inizio, nel nostro paese, di una vigorosa ripresa delle indagini riguardanti l’ipnosi e il suo impiego terapeutico.

Noi, che non siamo medici e nemmeno psicoanalisti, impieghiamo l’ipnosi nelle indagini di due gemelle; lo facciamo (lo faremo anche in altre indagini) quanto meno cercando di scrivere in maniera precisa di uno strumento più volte relegato nello scaffale stregonesco, piuttosto che in quello medico.     

Alessia e Michela Orlando