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Corpometraggi

Il tempo, il corpo e la parola perduti nel mondo e nella relazione clinica

Posted: 03/12/2012 alle 11:09 am   /   by   /   comments (0)

Molti disagi non sono altro che una forma di nostalgia per il tempo, il corpo e la parola perduti nel Mondo. E spesso al dottore non portiamo altro che questa nostalgia, che attraverso gesti accelerati, cibi accelerati, emozioni accelerate, prima o poi si è fatta sintomo, è diventata qualcosa che non va nel corpo, sul corpo.

Dal dottore vorremmo ritrovare un po’ del corpo, del tempo o della parola perduti, venire risarciti per tutte le volte che abbiamo pensato forse ci vorrebbe un’altra vita, forse era meglio prima.

Invece troppo spesso l’Ambulatorio è un luogo troppo figlio del suo tempo, in cui non c’è mai tempo, non si parla più, ed il corpo non è più quello nostro.

Ciò che l’Uomo ha perduto nel Mondo, non è ritrovato dall’uomo-dottore e dall’uomo-paziente, nella relazione clinica: vengono anzi rivissute le stesse perdite, le stesse nostalgie che si vorrebbero risarcite. È una malattia ulteriore, e spesso, per il dottore, inspiegabile. Ecco il limite e la miseria di ogni rapporto medico-paziente: continuare ad eludere ciò che una vera azione terapeutica dovrebbe recuperare; non ridare all’Uomo la parola, il corpo e il tempo perduti nel mondo; trasformare il medico, da soccorritore ad agente del nemico che ripropone, nella relazione clinica, la fretta, la merce, la frammentazione che fanno star male nel mondo.

Nella relazione medico–paziente, come già detto, sempre più è elusa la parola. Tradendo il livello narrativo, non si riesce più a simbolizzare la sofferenza, a reperire un’immagine intorno a cui possa narrarsi il senso dell’esistenza. Eppure, l’anamnesi non è forse il tracciato di una vita? E questo non si avvicina al processo creativo della narrativa? Nella malattia può manifestarsi l’essenza dell’uomo, la personalità e la sua umanità tutta intera. L’anamnesi medica dovrebbe avvicinarsi ai processi narrativi, ricostruendo la realtà, perché solo la narrazione, non separando l’umanità dalla realtà, rende quest’ultima finalmente leggibile.

…continua a leggere l’articolo a pagina 15 del numero 17 di Informa – Ecologia del Benessere

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Catello Parmentola – Psicoterapeuta
 

È questa la cura: parlare alla vita e ascoltare la vita.
E lo scopo non è che la vita guarisca, o diventi normale,
e nemmeno che cessino le sue sofferenze,
ma che la vita diventi più se stessa,
che sia più onesta con se stessa,
sia più fedele al suo demone.
                                                    James Hillman

 Foto tratta dal web