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Arte e cultura

Benessere – malessere, salute – malattia, l’arte e la critica

Posted: 28/09/2011 alle 10:54 am   /   by   /   comments (0)

A.M.O., per quanto scontatissimo, è il nostro acronimo. Lo abbiamo scoperto da poco. ABO, per nulla scontato, è quello di Achille BONITO OLIVA. Lo abbiamo scoperto alcuni anni fa. Eravamo a Salerno, nella piazza Ferrovia. Achille Bonito Oliva era in compagnia, nella sera. La persona che era con noi lo salutò: Buonasera. ABO alzò lo sguardo e rispose a tono, ma aggiungendo al suo Buonasera un punto di domanda: Chi saranno questi? Ma fu gentile.

Dopo alcuni anni abbiamo incrociato non più il suo sguardo, ma ciò che ha scritto dell’Opera del Maestro Francesco GUERRIERI. Con questi, invece, non abbiamo incrociato lo sguardo, ma abbiamo potuto cogliere la sua cortesia, la sua sensibilità, la sua arte, quella della sua sposa Lia DREI. Ora si tratta di dire ai lettori della rivista INFORMA perché le opere che saranno in mostra a Roma, dal 4 ottobre al 4 novembre, possono trovare ingresso nel tema del benessere.

Coniugare l’Arte in genere con l’esigenza di stare bene e, dunque, con l’altra faccia della stessa medaglia, ovvero con la malattia, non è difficile. Anzi!, è quasi scontato. Come il nostro acronimo. È così forte l’interdipendenza da poter velocemente concludere che sarebbe operazione ben più complessa dimostrarne la disomogeneità. Basterebbe pensare alla sindrome di Stendhal, nota anche come sindrome di Firenze. Si tratta della affezione psicosomatica che si caratterizza per la tachicardia, dal capogiro, dalla sensazione di confusione e dalle allucinazioni che provano talune persone davanti a opere d’arte di straordinaria bellezza. Ciò accade soprattutto se ci si trova in spazi ristretti, in una sala museale, a esempio.

La definizione di questa particolare sindrome nasce dalla esperienza dello scrittore francese Henri-Marie Beyle, noto come Stendhal. Gli accadde di patire di strani sintomi durante il suo Grand Tour. Si era nel 1817 e ne parlò nel libro “Napoli e Firenze: un viaggio da Milano a Reggio”. Lo fece con queste parole: «Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere».

Se, poi, si volesse concentrare l’attenzione sull’arte pittorica, l’operazione arte-benessere sarebbe addirittura agevolata: si aprirebbe una voragine di suggestioni e si potrebbero fare valanghe di esempi. Basta un nome: Vincent Willem van Gogh del quale immaginiamo tutti ricordino lo sguardo, sia negli autoritratti che in alcune fotografie. Immaginiamo anche che si sappia delle tragedie che lo colpirono e, come disse Gauguin, del suo «cervello disordinato».

Ma arte non significa necessariamente follia. Pensiamo all’approccio scientifico di Leonardo da Vinci; a quello irruente di Gian Lorenzo Bernini, anche pittore che produsse oltre duecento opere e quello che si potrebbe definire “educativo” di tantissimi grandi nomi.

Avvicinandoci al terzo Millennio, limitando l’analisi ai precedenti cinquanta anni e pensando al futuro, è tutta da ammirare proprio nella chiave che stiamo tentando di evidenziare, l’opera dei Maestri Lia DREI, che purtroppo non c’è più, e Francesco Guerrieri. C’è una prima considerazione che va sottolineata: se è vero che l’arte pittorica fa bene e fa benevolmente ammalare chi l’ammira, è anche vero che fa bene a chi la pratica. Ritornando a Bernini (Napoli, 7 dicembre 1598 – Roma, 28 novembre 1680), si sa come sia morto anziano. Per quell’epoca, ‘600-‘700, era ben difficile vivere 82 anni. Sono stati e sono tantissimi gli artisti longevi. Il Maestro Francesco Guerrieri, che ha davvero patito molto la fine di Lia Drei, non si è mai arreso alle avversità della vita. Ha da poco compiuto 80 vitalissimi anni e si appresta ad affrontare l’ennesima inaugurazione di una sua mostra.

Nel catalogo e nell’evento, per i fortunati che potranno esserci, si possono ammirare anche opere realizzate in questo 2011 e altre ne seguiranno. Non è fortuna la sua. Siamo di fronte a un tipico esempio di gestione intelligente della propria vita. Appare evidente come sia imprescindibile la cura della persona fisica, ma anche la tutela della salute mentale. Fare arte aiuta a conservare tutte le facoltà e sussiste la prova della conservazione e dello sviluppo della creatività, senza limiti di tempo.

Il maestro Guerrieri non ha mai smesso di proseguire la sua indagine sulla percezione. Come evidenzia, con parola sapiente e poetica, il curatore della mostra, Gabriele SIMONGINI, nel catalogo, egli stesso dichiara: “Mi appassionava la “scoperta” della “continuità”: ogni quadro non aveva inizio né fine, ma era parte, frammento di una potenziale illimitata “continuità”. Parla al passato, il carissimo Francesco Guerrieri, ma la sua Opera continua e sa aprire la mente dell’osservatore, come del critico.

Per saperne di più e per le Antologie Critiche

https://www.liadrei.it/
https://www.francescoguerrieripittore.it/

Dott.sse Alessia e Michela Orlando – Scrittrici